American Nightmares – Conversazioni con i maestri del New Horror americano di Paolo Zelati
Ed. Profondo Rosso
Euro 27,20
A cura di Alessandro Fortebraccio
Riscrivere le coordinate della paura cinematografica. Questo è stato e continua ad essere il progetto del new horror. Non per fare della critica spicciola ma questa nuova fase del cinema estremo è stato un fenomeno extra-filmico, che ha attinto dalla realtà fenomenica . Sul piano espressivo e lo dico da anni questa corrente ha un’importanza direttamente proporzionale alla nouvelle vague: semi-documentarismo, soggettive dilatate, carrellate ottiche, montaggio paratattico e piani sequenza sono gli stilemi più abusati. Difficile così trovare mezze misure in un clima culturale come quello statunitense dove il pop si coniuga con la storia, la sociologia e la politica. Ed ecco che sulla scia di George A.Romero e del suo seminale Night of the Living Dead (1968) una lunga teoria di registi che potremmo definire battitori liberi e artisti a sé stanti, cesellano fino ai giorni nostri delle cornici a foggia di disagio sociale, storico e politico a cui mettono il vestito dei corpi martoriati fisicamente e moralmente e della recrudescenza sociale, una cornice grande come gli USA e la riempiono verosimilmente di programmatico caos. Questi cineasti, piccoli e grandi masters of horror che siano, Paolo Zelati, prendendo in prestito il titolo da un documentario di Adam Simon, li ha tallonati e intervistati per anni, raccogliendo una mole di materiale impressionante, che ora confluisce in questo volume, destinato negli anni a venire a diventare un punto di riferimento imprescindibile per chi desidera studiare l’argomento. Anni di critica fanzinara e dilettantistica sull’horror nel nostro paese sono cancellati finalmente con un colpo di spugna e basta leggere certi passaggi delle interviste per rendersene conto. Dice ad esempio David Cronenberg su The Brood: “Io credo che la famiglia possa diventare sicuramente una fonte d’orrore, così come succede nella particolare famiglia che prendo in esame in The Brood; con questo però non intendo dire che in ogni famiglia si nascondono i germi di tale orrore. Per quanto riguarda la psicanalisi, il maggior attacco che le si può sferrare, è che non funziona; nel film, invece, Oliver Reed è uno psicanalista sicuramente fuori dalla norma che, però, ottiene risultati incredibilmente efficaci. Quindi non credo si possa definire un attacco alla psicanalisi, quanto l’inizio di una discussione sul fatto che alcuni metodi psicanalitici possono scatenare delle forze potentissime e delle conseguenze difficili da controllare. Infatti, anche il filosofo americano James definì la psicanalisi come “il metodo più pericoloso”. Don Coscarelli ci illumina così su Bubba Ho Tep:” I segreti sono due e si chiamano Joe Lansdale e Bruce Campbell. Joe ha questa tipica sensibilità texana che lo contraddistingue, infatti, chi vive in Texas non dice: “Vengo dagli Stati Uniti”, ma ti dice. “Vengo dal TeLas”… e poi è una persona straordinaria ed uno scrittore di incredibile talento, che conosce bene ciò di cui scrive. Bruce, invece, è uno dei più brillanti attori attualmente in attività; purtroppo, gli unici ad esserne a conoscenza sono i suoi fan più fedeli. Non puoi capire, infatti, quanto è frustrante andare a parlare con gli executive degli Studio, nominare Bruce Campbell e capire che non sanno assolutamente a chi ti riferisci! Una delle mie più grandi soddisfazioni legate a Bubba Ho-Tep è stato l’esaudire il desiderio dei fan di Bruce che, nonostante fossero a conoscenza delle sue qualità, dopo La casa e Army of Darkness (L’armata delle tenebre), stavano aspettando un film in cui, finalmente, lui potesse metterle in campo e con il mio film ci è riuscito alla grande. E questa favolosa dimostrazione attoriale è stata, senza ombra di dubbio, la chiave per il successo del film. Oppure Tobe Hooper spiega che The Texas Chainsaw Massacre “è legato al contesto socio-politico dell’epoca. Tanto per cominciare, i protagonisti si trovano in quella situazione perché sono rimasti senza benzina ed il distributore, risentendo della terribile crisi di allora, non era ancora stato rifornito. Mentre Sally ed i ragazzi ascoltano le terribili news per radio e si fidano a dare un passaggio ad uno sconosciuto, la nazione stava imparando, per la prima volta, che anche la gente in televisione poteva mentire. Il Watergate, in questo senso, fu una brutta sveglia per tutti. Prima si dava per scontato che la gente non mentisse, che chi stava al Governo fosse qualcuno di illuminato, quasi divino, al di sopra di ogni sospetto. Per cui si diffuse un profondo senso di disillusione e la gente, soprattutto i più giovani, scoprirono che non vivevamo nell’America delle opportunità e della gente onesta che vediamo in It’s a Wonderfull Life (La vita è meravigliosa) di Capra. Anzi, i corpi di giovani americani tornavano a casa in un sacco tutti i giorni; tantissimi corpi. Il Vietnam fu una di quelle guerre in cui si è impelagato il nostro governo che furono tutte sbagliate; una di quelle guerre per le quali si dice “non possiamo ritirarci senza perdere l’onore”…che stronzate!”
Se è vero che l’analisi testuale di un film spetta ai critici, il libro di Zelati opera una svolta: questi maestri dell’horror interagiscono con l’autore, fornendogli nuovi strumenti ermeneutici come capita di rado.