52ª MOSTRA INTERNAZIONALE DEL NUOVO CINEMA DI PESARO presenta DEPOSIZIONE IN DUE ATTI di Carlo Michele Schirinzi
sezione . Satellite / Visioni per il cinema futuro venerdì 8 luglio ore 17:30 Teatro Sperimentale / Sala Pasolini
Soggetto, regia, direttore della fotografia, operatore, filtri, montaggio, missaggio, color correction: Carlo Michele Schirinzi
Musica originale: Stefano Urkuma De Santis
Produzione: Kama soc. coop. a.r.l. / In-Cul.Tu.Re / MIUR
Produzione esecutiva: Gabriele Russo
Ricerche storico-artistiche: progetto In-Cul.Tu.Re Luoghi: Chiesa di Santo Stefano, Soleto (Le); ex Molino Coratelli & Imparato, Corigliano d’Otranto (Le)
Post produzione audio: Marco Saitta DCP: Andrea Facchini
Organizzazione generale: Sofia Giammaruco, Gabriele Russo
Grafica: Alberto Giammaruco
Lingua: italiano
Sottotitoli: inglese
Paese e anno: Italia 2014
Durata: 15’00” Aspect ratio: 16/9
Colore: colore Suono: surround 5.1
Formato originale: HD pal Formato di proiezione: DCP, DVD, file, Blu-ray © 2014 Kama/In-Cul.Tu.Re/MIUR/Carlo Michele Schirinzi
Sinossi
Grano vergine come prologo a due atti squarciati dalle parole di Artaud. Remoti visi si sfaldano dalle pareti della quattrocentesca Chiesa di Santo Stefano a Soleto mentre la violenza deborda dall’inquadratura, le loro palpebre spalancano l’intimità dell’ex molino Coratelli & Imparato di Corigliano d’Otranto con una soggettiva che annacqua le forme appiattendole in una preziosa sindone: un paesaggio perduto in una camera oscura dove l’occhio si eclissa tra vene ed arterie d’un corpo impossibilitato alla riesumazione.
Note di regia
Con “Deposizione in due atti” continua l’indagine sui luoghi abbandonati dalle civiltà, intaccati dalla Storia passata che ora tentano inutilmente d’aggrapparsi alla vita, come eroi morenti sospesi in uno stato di perenne attesa. I visi cicatrizzati degli affreschi, distanti e consapevoli, scandagliano gli spazi del molino costringendo l’occhio all’estenuante visione delle superfici malate, carezzandole prima di violarle nel fondo delle loro arterie: lo stupro di tali luoghi è, nel mio fare, una patologia assidua, snaturata del suo concetto (perché “ripetizione è differenza senza concetto” – Deleuze). Non il racconto della bellezza ancor meno quello della bruttezza: si prova a snidare l’armonia covata dal marcio. Ogni inquadratura è impossessarsi dell’impronta, è porre un’aureola alla dignità di questi luoghi/corpi che seducono con l’intimità di Vermeer e il caos di Rauschenberg, la stratificazione di Kiefer e la crudeltà di Bacon…e la merda assume valore cromatico necessario in queste tele abbandonate.
…non ero morto né distrutto, ma nel corpo da qualche parte
Antonin Artaud