Archivio film Cinema News — 10 Novembre 2021

Regia: David Gordon Green

Cast: Jamie Lee Curtis, Judy Greer, Andi Matichak, Anthony Michael Hall, Kyle Richards, Nancy Stephens, Nick Castle, Charles Cyphers

Durata: 105’

A cura di Mario A. Rumor

Basterebbero le scene ambientate nell’ospedale di Haddonfield, in mezzo a un rigurgito di voci inferocite, per capire che Halloween Kills, sequel del film del 2018 ancora in mano allo sceneggiatore e regista David Gordon Green, ha preso una bella sbandata sociologica. Una sorta di irregolarità auto-inflitta che conduce lo spettatore nel regno della paranoia e della disinformazione, sindromi molto contemporanee, per effetto delle quali il panico si impossessa di una comunità con slogan urlato e nemico pubblico numero uno da abbattere. Perfino a costo di prendersela con il solito disgraziato incolpevole. Verrebbe da dire che, dopo così tante pellicole, questo sia il contrappasso inevitabile quando si ha a che fare con Michael Myers. Mostro invincibile in attività da dodici film, e al secondo capitolo di una trilogia a suo modo ghiottissima prodotta da Blumhouse che si concluderà il prossimo anno con Halloween Ends. David Gordon Green è talmente avvinghiato alla fenomenologia di Halloween da rischiare l’incidente diplomatico con la logica (e la pazienza dei fan oltranzisti) pur di smontare e rimontare un vecchio giocattolo cinematografico. Per farlo punta ancora sull’aggregazione di idee aggiungendo un nuovo sceneggiatore a ogni film, in combutta con il sodale Danny McBride. Qui abbiamo nientemeno che Scott Teems, regista e autore del prossimo adattamento da Stephen King, Firestarter. Decisamente apprezzabile invece la volontà di unirsi alle atmosfere del film originale grazie alla fotografia di Mike Simmons che guarda al lavoro di Dean Cundey. Perché Halloween Kills è ambientato nel presente del 2018, ma risiede ancora nel 1978, quando tutto ha avuto inizio.

Si riparte, cronometro alla mano, precisamente dove eravamo rimasti nel capitolo precedente: Michael Myers chiuso in gabbia nella casa in fiamme di Laurie Strode (Jamie Lee Curtis). La donna sta correndo in ospedale a causa delle ferite riportate durante lo scontro con il maniaco mascherato, accompagnata dalla figlia Karen (Judy Greer) e dalla nipote Allyson (Andi Matichak). Lungo il tragitto incrociano una pattuglia di vigili del fuoco diretti sul luogo dell’incendio. Dove, manco a dirlo, Myers si libera compiendo una nuova mattanza. Nel frattempo, a Haddonfield comincia a spargersi la notizia delle efferatezze compiute dall’uomo; molti cittadini si radunano all’ospedale dove, aizzati da Tommy Doyle (Anthony Michael Hall), ragazzino all’epoca del primo Halloween, decidono di regolare una volta per tutte i conti con Myers. Inutili i tentativi della polizia di frenare la loro furia. Inutile anche soltanto pensare di farcela contro il mostro.

A questo giro, in Halloween Kills è arrivata dunque la cavalleria. L’accoglienza sopraccigliosa della maggior parte della critica nei confronti della pellicola è comprensibile e contagiosa. Per esempio: il parcheggio obbligato di Jamie Lee Curtis per tutta la durata della pellicola in una stanza d’ospedale non è precisamente l’idea che si ha di lei come donna forte del cinema horror. Accanto le hanno piazzato il povero Will Patton: pure lui reduce dal capitolo precedente e dispensatore, grazie ai flashback, di nuovi risvolti accaduti durante la notte del 1978 quando era un giovane ufficiale di polizia. Privare l’iconico personaggio di Laurie Strode di tutta l’azione è un’immagine che fa quasi più male delle ferite che la donna si porta dietro con orgoglio. A conti fatti però è una premura che la toglie dall’imbarazzo di (ri)vivere elementi precostituiti e riciclabili fino alla noia se uno ripensa a quanto accadeva nel sequel del 1981, Halloween II – Il signore della morte di Rick Rosenthal. Il pavido David Gordon Green, in azione per conto di un vero dio dell’orrore, John Carpenter, al quale si è rivolto per ricevere pareri e suggerimenti, ha fatto di Halloween Kills un sequel-reunion che porta in primo piano alcuni personaggi confinati sullo sfondo nell’originale: per esempio Kyle Richards, bimba all’epoca del primo Halloween, oppure Nancy Stephens e Charles Cyphers (lo sceriffo Brackett), fino al non plus ultra dei resuscitati cinematografici che rivedi volentieri: il dottor Loomis, interpretato dall’art director Tom Jones, Jr. con trucco in faccia e la voce dell’attore Colin Mahan. Devozione e timore possono forse aver indotto Green a mercuriale atteggiamento nei confronti del tessuto narrativo di questo sequel, che qualche debolezza indubbiamente la possiede. La rivisitazione di un mito del cinema horror passa spesso per l’eccesso ma la qui presente sagra di sangue e ammazzamenti induce a chiamare il Guinness dei primati per una contabilità delle uccisioni, piuttosto che fornire un alibi spettacolare non fine a se stesso o ai riferimenti incrociati con le altre pellicole della saga. Per amore di Carpenter, Green cerca di non farsi mancare davvero nulla (l’omaggio alla band The Coupe de Villes a inizio film). Il passato a cui egli si rivolge è sempre un’arma a doppio taglio, se poi mancano curiosità e un qualche appeal. La magniloquenza dei temi proposti è certamente una lettura indispensabile per lo spettatore di oggi ma rischia di restare in precario equilibrio su tutto il resto, produzione di brividi e sussulti compresa. Infine c’è Michael Myers: appendice necessaria all’horror, presenza sempre più corporea, quasi action, e piuttosto egocentrica. Nessuno come lui riesce sullo schermo a spogliare la scena e a dominarla con quel suo talento per la violenza. Un talento immancabilmente ludico. The Shape, l’ombra, ha guadagnato densità nel film di David Gordon Green. Che sarà pure imperfetto, ma resta comunque irrinunciabile.

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