Archivio film Cinema News — 19 Ottobre 2014

Titolo originale: The Winter Sleep
Regia: Nuri Bilge Ceylan
Sceneggiatura: Nuri Bilge Ceylan, Ebru Ceylan
Fotografia: Gökhan Tiryaki
Montaggio: Pernille Bech Christensen
Cast: Haluk Bilginer, Demet Akbag, Melisa Sözen,Tamer Levent Nejat Isler
Produzione: Zeynep Özbatur Atakan, Sezgi Üstün
Nazionalità: Turca
Anno: 2014
Durata: 196 min
Aydın è un maturo attore che si è ritirato dal teatro e ora gestisce un bed & breakfast in Anatolia insieme la giovane moglie e la sorella. Oltre a riscuotere gli affitti dai vicini di casa, passa le giornate a digitare la tastiera per scrivere una storia del teatro turco. Poi i già precari rapporti interpersonali orditi dall’uomo, già detestato dalla popolazione del luogo, cominciano ad incrinarsi. Questa in sintesi la trama del fluviale film di Ceylan, che si è guadagnato la Palma d’oro festival di Cannes 2014.Il dramma si svolge quasi tutto in interni, in un’atmosfera desolata che viene squarciata talvolta dai paesaggi innevati e non della steppa. The Winter Sleep è un crinale assoluto nella carriera del suo regista e il buen retiro di Aydın si trasforma per lui in una terra straniera, in quanto manca il filo capace di riannodare i ricordi. Anche la materia prima per concludere il suo saggio sul teatro comincia a scarseggiare, così affiora la condanna alla solitudine, alla mancanza di senso, perché era il suddetto filo fra loro era quello che legava l’ex-attore a tutto il resto. La recitazione era per lui essenzialità, verginità di un alfabeto che metteva in relazione l’intimismo emotivo e gli elementi dell’animo umano (onestà, intelligenza e impegno civile) con il suo pubblico. Poi erano venuti nel protagonista l’adesione ai valori spirituali della maturità, la consapevolezza che il teatro è “onesto”, che non riguarda solo l’io ma il “tu” e il “noi”. Ora la ribellione delle sue donne sembra aver punito Aydın proprio in questa raggiunta estroversione: l’accendersi del passato si accompagna ad una specie di disintersse per il presente, facendo sopraggiungere il timore di un’angoscia indesiderata.
The Winter Sleep per Aydın ha il piglio dell’autoanalisi dunque, anche se la messinscena è talmente essenziale da sopravanzare l’approccio psicanalitico. La moglie e la sorella avvolgono l’uomo di un’ansia invasiva e profonda. Diventano come un tarlo che ti rosicchia dentro, smania, si agita e invade. Lo spazio tiranneggia qua gli attori e i corpi, in una palude densa e vischiosa che inghiotte chi vuole reagire, che toglie credibilità a chi come il protagonista rinfaccia ai familiari vecchi rancori personali. E nel mettere in scena questi dilemmi esistenziali senza scadere nella retorica, nel tentativo costante di fermare gli ingranaggi dell’essere fuori posto nella storia, che risiede il valore di questo capolavoro smisurato.

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