Archivio film Cinema News — 28 Novembre 2020

«Beat time Milano, beat time Italia!» è lo slogan pronunciato dalla voce di Dj Steph, che rompe il silenzio di una notte metropolitana. Nello stesso momento, un’auto inizia a muoversi per le strade e una serie di campi lunghissimi mostrano il lato più affascinante e oscuro di Milano.

Così che ha inizio Il Talento del Calabrone film diretto da Giacomo Cimini e distribuito sulla piattaforma Prime Video dal 18 novembre.

Tutto avviene durante la notte all’interno di una stanza in cui ci si trova costantemente in linea – non con l’assassino stavolta ma – con un presunto attentatone.

Una telefonata semina panico durante una diretta di radio 105 e conduttore Dj Steph (interpretato da Lorenzo Richelmy) si trova ad interagire telefonicamente con “il calabrone”, nickname di Carlo (Sergio Castellitto). Un professore che annuncia il suicidio in diretta come strategia per raggiungere l’attenzione e iniziare un gioco psicologico, volto a smascherare il vero responsabile della morte di suo figlio Giulio. Carlo, attraverso le sue conoscenze tecniche e abilità riesce a scardinare la verità mettendo alla prova l’unica persona responsabile della morte di suo figlio.

Un film che con i suoi toni scuri e le luci al neon fa dell’astuzia un’arma molto efficace. Fin dalla prima parte viene tirato su un gioco psicologico che si sviluppa in crescendo, tanto da raggiungere direttamente coloro i quali assistono al rimpallo tra Dj Steph e Carlo: il primo in preda a raptus e crolli nervosi per via della sua impotenza verso la situazione, il secondo più fermo, preciso, quasi machiavellico e deciso a colmare il suo senso di giustizia.

Un thriller psicologico che strizza l’occhio al genere statunitense in cui la suspense fa da padrona e i protagonisti giocano – il più delle volte – “a nervi scoperti”.  

L’ambiente chiuso serve a evidenziare una claustrofobia figlia di uno stato ansioso che contagia i personaggi uno dopo l’altro compreso il tenente colonnello Amedei (interpretato da Anna Foglietta), che per un attimo accetta la sua frustrazione nei confronti di mosse che non è in grado di prevedere.

A guardare il film di Cimini ci si trova di fronte a una narrazione di per sé scorrevole anche se verso metà film sembra rallentare per poi sferrare un colpo finale attraverso la tematica del bullismo e della consapevolezza. Due tematiche centrali che contribuiscono ad una visione più completa che giustifica un umano bisogno di giustizia.

Un vero e proprio schiaffo per lo spettatore che non può fare altro che constatare che non tutto è come ci appare.  

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