Cinema News — 25 Novembre 2014

Intervista a Nicola Nocella, attore nel cortometraggio Omero bello di nonna di Marco Chiarini e ospite all’AS Film Festival

Iniziamo dalla bellissima emozione che hai regalato al pubblico dell’AS Film Festival con la lettura della favola.
L’idea è stata di Giuseppe, l’organizzatore che mi ha chiesto se mi andava di leggere un testo scritto da un ragazzo autistico. Non abbiamo preparato nulla,  la cosa è successa in quel momento preciso,  è andata molto bene, perché era una cosa di cuore, non doveva andare in una certa maniera, volevo solo essere all’altezza del festival.
Quando ho visto tutta quella gente, la qualità di tutte le opere sono rimasto colpito…sono rimasto affascinato a guardare il resto del programma.
Ogni tanto capita di ritrovarsi in queste manifestazioni in un atmosfera surreale, di distaccamento dalla realtà. Questo era un festival uguale agli altri però diverso, con tematica diversa rispetto alle altre.
Alla fine della favola io sono stato intervistato da due ragazzi affetti da autismo, è stata una delle esperienze più belle, loro erano sinceri e curiosi.

Qual è la bellezza di un festival come l’AS?
La straordinarietà di questo festival è di  essere messo alla pari degli altri, ha una forza grandissima e poi lo fanno con tanta passione. E tanta competenza. Solo quando arrivi lì dentro e ne respiri l’energia, ti rendi conto che è più potente e ha un’urgenza ancora più alta. La bellezza risiede in questo. Sono riusciti a fare un lavoro speciale  pur essendo speciali, questi festival sono importanti proprio per il motivo che non vanno a battere sulla diversità come differenza, ma come peculiarità. Potente, energico perché non batte sulle differenze.
Bisogna battersi per fare entrare il  mondo dell’autismo nel cinema e non contrario.
Quando partecipi a un festival come quello  sai che devi entrarci in punta di piedi.  Ti riempiono di entusiasmo.

La bellezza invece di interpretare un personaggio come Omero…
Ogni  tanto hai paura di metterti a nudo in questo modo. Chiarini mi ha aiutato a fare un gran lavoro. Ha disinnescato la mia fantasia e le mie emozioni.
Ho lavorato sulle mie paure senza paura di scottarmi, non mettere limiti alla fantasia né avere vergogna di questa cosa.
La difficoltà più grande è stata avvicinarsi al personaggio, può capitare di cadere nell’ovvio, nel pietismo…cosa che non poteva succedere grazie alla bravura del regista che ha saputo creare una rete di protezione per non farmi cadere dal sottilissimo filo su cui camminavamo.

Come è stato lavorare con Isa Barzizza?
Molto generosa, disponibile, si è approcciata a Omero avendo molta cautela, non ha lavorato sul rapporto Nicola-Ida, ma su quello nonna-nipote.
Dolcezza straordinaria…riesci con lei a capire che purtroppo cerca Omero da chissà quanti anni, non è spaventata, ha costruito qualcosa con lui.
Un momento bello è quando sta servendo la carbonara in tavola e prima gioca con il nipote; lei è tranquilla, abituata ai giochi di Omero, alla sua fantasia.

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