La 74° Mostra Internazionale D’Arte Cinematografica di Venezia si è da poco conclusa, portandosi dietro tante emozioni e gioe indescrivibili, ma anche tante superflue polemiche.
Un festival che sin dal giorno della conferenza stampa ha fatto discutere e che ha sorpreso gran parte della critica, per alcune scelte fatte da Alberto Barbera, inattese ed inimmaginabili, come l’inclusione del nuovo film dei Manetti Bros. (Ammore e Malavita) nella competizione “In Concorso”.
Il festival di Venezia quest’anno si è contraddistinto per i numerosi titoli inseriti nelle varie competizioni, ben ventuno sono stati i film presentati nella selezione “In Concorso”.
Nella selezione ufficiale si è dato ampio spazio sia alle opere prime (vedi ad esempio Jusqu’à la garde di Xavier Legrand) che alle opere di registi/autori già affermati (vedi ad esempio Sandome No Satsujin – The Third Murder di Kore’eda Hirokazu).
Con grande stupore nella selezione ufficiale si potuto assistere ad un evento più unico che raro, come la sorprendente ricomparsa del nostro caro e amato cinema italiano, che era rappresentato con addirittura ben quattro titoli: “Ammore e Malavita” dei Manetti Bros., “Hannah” di Andrea Pallaoro (l’unico film italiano della selezione ufficiale a vincere un premio), “Una famiglia” di Sebastiano Riso e “Ella & John” (The Leisure Seeker) di Paolo Virzì.
Anche nelle altre competizioni “laterali” (vedi la sezione “Orizzonti”) non sono mancati di certo i film italiani, come per esempio: “Brutti e Cattivi” di Cosimo Gomez, “Nico,1988” di Susanna Nicchiarelli, “La vita in comune” di Edoardo Winspeare e “Gatta Cenerentola” (che ha stupito positivamente sia la critica che il pubblico) di Alessandro Rak, Ivan Cappiello,Marino Guarnieri e Dario Sansone.
Le serie televisive a maggior ragione in questa nuova edizione del festival di Venezia hanno destato l’interesse dei molti partecipati, difatti ne sono state presentate due, una nella sezione alquanto discutibile, meglio conosciuta come “Cinema nel Giardino” (vedi “Suburra – La Serie“ prequel dell’omonimo film diretto da Stefano Sollima e prodotta dall’incontrastabile Netflix) e l’altra nella sezione “Fuori Concorso” (vedi la miniserie”Wormwood” diretta dal documentarista statunitense Errol Morris).
La Mostra Internazionale D’Arte Cinematografica è riuscita a spaziare dai film d’autore ai film apparentemente di genere (vedi il vincitore del Leone D’Oro, ovvero The Shape of Water di Guillermo Del Toro), dimostrandosi aperta ad ogni qualsivoglia preferenza ed esigenza della stampa e del pubblico.
E’ da rilevare che anche quest’anno le major hollywoodiane hanno monopolizzato la Mostra, difatti nella selezione “In Concorso” sono state premiate le pellicole prodotte dalla 20th Century Fox (vedi “The Shape of Water” – Leone D’Oro e “Three Billboards Outside Ebbing, Missouri” – Miglior Sceneggiatura “In Concorso”).
Non sono mancati però i film che hanno avuto notevole risonanza per le critiche sia positive che negative, come: “Mother!” di Darren Aronofsky, “Human Flow” di Ai Weiwei, “The Devil and Father Amorth” di William Friedkin e “Una Famiglia” di Sebastiano Riso, film che sono stati eccessivamente stroncati e non ritenuti idonei alla partecipazione ad un festival tanto prestigioso.
Sorprendentemente ha suscitato grandi interesse ed aspettative l’esordio alla regia di Xavier Legrand con il suo adorabile Jusqu’à la garde, un dramma intenso e appassionante sul tema dell’affido familiare.
Grande rilevanza è stata data anche alla sezione di “Venezia Classici” nella quale sono stati presentati, nel nuovo master 4K, la migliore definizione audio/video, i classici di una volta riconosciuti come capolavori dalla critica e dagli spettatori, fra i quali una menzione d’onore spetta a “Incontri ravvicinati del terzo tipo” di Steven Spielberg, “Due o tre cose che so di lei” di Jean-Luc Godard, “Novecento” di Bernardo Bertolucci ed il vincitore “Va e vedi” di Elem Klimov.
Venezia continua la strada intrapresa dal Festival di Cannes, ovvero di dare un piccolo spazio alla “Virtual Reality” , una nuova sezione dedicata ai progetti indipendenti e sperimentali; si segnala la presenza di un grande autore, Tsai Ming-Liang che con “The Deserted”, realizzato in collaborazione con l’HTC, ha presentato un’opera all’avanguardia ed oltremodo innovativa.
Con grande meraviglia quest’anno a trionfare è stato un film, come detto sopra di genere, smaccatamente fantasy, “The Shape of Water” con protagonisti assoluti Sally Hawkins e Michael Shannon, una fiaba gotica diretta magistralmente dall’affabile Guillermo Del Toro.
Il film vincitore, a dispetto dei titoli dati per favoriti, “Human Flow” e “Ex Libris – The New York Public Library” del maestro Frederick Wiseman.
C’è da rilevare infine che il festival tuttavia, non ha saputo gestire al meglio le numerosissime proiezioni, per via della scarsa capienza di posti di alcune sale, (vedi la sala Pasinetti, la Zorzi che è stata pressoché inutilizzata e la sala Casinò) che sono fin troppo piccole e scomode per permettere una visione quantomeno decente; tuttavia la sala più criticata è la recente sala Giardino che ha un problema di areazione specialmente nelle ultime file. Inoltre è inconcepibile che le anteprime di film di minore richiamo non abbiamo orari di proiezione adeguati per la stampa.
Ultima considerazione: il film “Leone d’Oro”, per una fortuita casualità, richiama il film “Il mostro della laguna nera” sia perchè nella pellicola vincitrice c’è un mostro affettuoso e sia perchè la Mostra del cinema si svolge nella splendida laguna di Venezia.