Titolo: In fondo al bosco
Genere: thriller/horror
Regia: Stefano Lodovichi
Sceneggiatura: Isabella Aguilar, Stefano Lodovichi e Davide Orsini
Fotografia: Benjamin Maier
Montaggio: Roberto Di Tanna
Musiche: Riccardo Amorese
Cast: Filippo Nigro, Teo Achille Caprio, Camilla Filippi, Giovanni Vettorazzo, Stefano Detassis
Produzione: Manuela Cacciamani, One More Pictures, Sky Italia
Nazionalità: Italia
Anno: 2015
Durata: 106 minuti
Un paesino del Trentino Alto Adige. Durante la Festa del Diavolo, dove secondo la gente del posto, i cattivi bambini vengono sequestrati dal Maligno, Tommy di quattro anni si volatilizza nei boschi e viene ritrovato successivamente, dopo che il circolo mediatico ha messo alla gogna suo padre Manuel. La gioia genitoriale lascia presto il posto allo sbigottimento: il bambino assume comportamenti bizzarri ed aggressivi che suggeriscono retroscena inquietanti dietro la sua ricomparsa. In fondo al bosco è il secondo lungometraggio di un regista ambizioso nel nostro cinema come Stefano Lodovichi, che richiede una buona dose d’indulgenza da parte dello spettatore, come era avvenuto già per il precedente Aquadro (2013), sulle insidie voyeuristiche di Internet, a partire dalle leggende del folklore locale dolomitico, che possono suggestionarci giusto per il tempo di un cortometraggio. Fa parte del gioco. Meno perdonabili certe forzature di sceneggiatura con i tre giovani del pub che tendono a provare emozioni forti ma incappano nel diabolico bambino in un pre-finale un po’ macchinoso, che può depistare lo spettatore. Tommy non è certo Damien, presenza destabilizzante nella famiglia dell’horror americano Il presagio. Cosa funziona allora? La rarefatta intensità e l’avvolgente incanto misterioso, di cui è circonfusa l’opera e che nel cinema exploitation di una volta bastava a salvare un film dagli imbarazzanti buchi di sceneggiatura. Con In fondo al bosco il gioco funziona fino ad un certo punto tramite il tentativo di adattare una narrazione lynchiana alle nostre esigenze produttive.
Insomma il regista Lodovichi, che dichiara agli intervistatori ammirazione per Steven Spielberg e Ridley Scott, ha realizzato un film di genere troppo denso, che quando sceglie nella seconda parte il registro onirico, sulla vera o presunta tale sorte di Tommy, tende a a sfuggirgli di mano. Il film colpisce anche per le intense performance di Filippo Nigro, ormai una garanzia nel nostro parco attori, del bambino Teo Achille Caprio e di Camilla Filippi, ma anche per l’intenzione – lodevole indubbiamente – di tentare di ridisegnare le coordinate del thriller soprannaturale di ambientazione montana, pur nei limiti del budget imposto da Sky Atlantic. In fondo al bosco è un prodotto d’esportazione che occhieggia alla nostra tradizione, padroneggiando discretamente l’andamento ondivago di un dramma familiare. I realizzatori lasciano infatti che a tenere il tempo della narrazione sia il punto di vista di una famiglia qualunque, fra superstizione e chiusura mentale che rievoca certe paure ancestrali con la stessa nonchalance di un anziano che tramanda racconti terrorizzanti ai giovani ascoltatori in un bivacco notturno.