Titolo: La felicità degli altri (Le bonheur des uns… )
Regia: Daniel Cohen
Sceneggiatura: Daniel Cohen
Cast: Bérénice Bèjo (Léa), Vincent Cassel (Marc), Florence Foresti (Karine), François Damiens (Francis), Paul (Daniel Cohen), Sylvain (Romain Cottard)
Fotografia: Stéphane Massis
Scenografia: François Emmanuelli
Montaggio: Virginie Seguin
Produzione: David Gaquié, Julien Deris
Nazionalità: Francia
Anno: 2020
Durata: 1 ora 42 minuti
Nel panorama delle uscite estive in sala, spicca una commedia francese che è una piccola perla: godibile, lunga quanto serve, divertente e intelligente, e con un ottimo cast. È La felicità degli altri di Daniel Cohen, artista dai molteplici talenti – regista, autore della pièce teatrale che ha ispirato il film e che qui interpreta anche uno dei personaggi.
Léa (Bérénice Béjo) e il suo compagno Marc (Vincent Cassel) sono amici di vecchia data di Karine (Florence Foresti) e Francis (François Damiens). Le due donne sono state compagne di scuola e ciascuna reputa l’altra la sua migliore amica. Nella prima scena, li troviamo a tavola, al ristorante, a inscenare un piccolo battibecco sulla scelta del dessert che mostra subito le dinamiche di coppia ma anche gli equilibri del piccolo gruppo, in cui ciascuno ha la sua parte. Léa è dolce e seducente, Karine è meno bella ma si crede più brillante dell’amica, è la femmina alfa che Francis, maschio tenero e benevolo, adora. Marc, invece, si mostra subito come il leader della coppia, l’uomo in carriera che ha grandi obiettivi nella vita.
Questa modalità relazionale, in cui ciascuno riveste un ruolo predeterminato, fa parte della quotidianità di un’infinità di persone. È un gioco delle parti che può andare avanti all’infinito, sempre uguale a se stesso, spesso apprezzato perché rassicurante. Cohen ci racconta che è un equilibrio precario: basta che uno dei protagonisti esca dal seminato, e tutto cambia. Anche per gli altri.
Ne La felicità degli altri, inaspettatamente, è Léa a sovvertire l’ordine. Lei, commessa in un centro commerciale, il cui massimo talento riconosciutole è quello di saper allestire la vetrina del negozio di abbigliamento in cui lavora, svela ai suoi amici che sta scrivendo un romanzo.
La rivelazione ha un effetto bomba, ancor prima della pubblicazione. Marc, tutto focalizzato su se stesso e sul suo ruolo da manager, è tutt’altro che incoraggiante. In Karine e Francis, invece, l’invidia fa scattare un meccanismo di rivalsa. L’amica si mette a scrivere anche lei, e il marito – spronato da Karine – d’improvviso sente di dover cercare il suo talento artistico, imbarcandosi in varie esperienze ridicole, dalla scultura ai bonsai.
Léa, intanto, prosegue per la sua strada, quasi inconsapevole dell’invidia che ha suscitato intorno a sé. Finisce il suo libro, trova al volo un grande editore (Gremillard, che riecheggia Gallimard) che si entusiasma della sua opera, e diventa una scrittrice da best seller. Paul, il suo capo al negozio (Daniel Cohen), riesce a farle avere la promozione che ogni commessa sognerebbe… Ma è troppo tardi: Léa è ormai lanciata nell’empireo della letteratura.
Mentre i suoi successi crescono di giorno in giorno, la sua vita privata subisce un tracollo: Karine arriva a odiarla, accusandola di essersi montata la testa, e Marc espone il suo lato da maschilista frustrato, incapace di convivere con una donna che ha maggiore successo professionale di lui. Questa inaspettata fortuna diventa così una sorta di cartina tornasole per Léa, per capire chi veramente la ama e la apprezza per quello che è, e non per l’idea che ha di lei.
La comicità lascia spazio anche a una dimensione più drammatica e di riflessione. Si esce dalla sala domandandosi se, nella vita, ci siamo comportati ingiustamente come gli amici di Léa, in preda all’invidia. O se viceversa siamo stati Léa in qualche occasione, se un successo abbia fatto terra bruciata intorno a noi. La sceneggiatura di Cohen, abilmente costruita, fa luce negli angoli bui dell’animo umano, sull’incapacità di gioire dei successi delle persone che amiamo e sul narcisismo che regna sovrano, che spinge a voler essere perennemente al centro dell’universo.
Il cast è azzeccato: arcigno e testosteronico Cassel, dolce e gentile Béjo, energica e dominante Foresti. Il belga Damiens, già visto nel ruolo del padre de La famiglia Bélier (2014), incarna abilmente l’unico personaggio positivo del gruppo di amici, capace di rallegrarsi del successo di Léa, ma alla fine succube dalla moglie che ama.