La serie distribuita da Netflix travolge e conquista con una storia basata su drammi, ricordi e talento
La regina rappresenta quel pezzo strategico che, nel gioco degli scacchi, può andare dove vuole. Beth Harmon arriva dove vuole! È lei una parte importante nel mondo degli scacchi: è la regina degli scacchi! La protagonista femminile interpretata da Anya Taylor-Joy di talento ne ha da vendere e non si arrende, neanche di fronte al su più temibile avversario sovietico Borgov.
La regina degli scacchi (The Queen’s Gambit) è una miniserie distribuita da Netflix e disponibile sulla piattaforma già dallo scorso 23 ottobre e si basa sul romanzo di Walter Tevis dei primi anni Ottanta. Ideata da Allan Scott e Scott Frank e diretta da quest’ultimo – lo stesso sceneggiatore di Out of Sight e Minority Report.
Una protagonista forte e controversa a tratti
All’interno di un contesto ricco e complesso come solo gli anni Sessanta possono, in una società americana che propende per quel conservatorismo perbenista e per quello status femminile tutto “gonne e casalinghe” troviamo Beth che, al contrario rappresenta quella emancipazione femminile che ha il profumo di indipendenza e di libertà individuale.
Una venere (come quella cantata dagli Shocking Blue per intenderci) di poche parole, una tenace vincitrice, una scacchista forse troppo glamour per degli sfidanti uomini che non possono fare altro che sgranare gli occhi e incassare la sconfitta.
La regina degli scacchi è una serie che non gioca solo sul concetto dell’emancipazione, si focalizza anche sulle debolezze di una giovane donna che deve fare i conti con le sue dipendenze. Uno strumento per combattere la distrazione ed essere decise e dirette. Prima fra tutti è la dipendenza dai tranquillanti iniziata fin dai tempi dell’orfanotrofio. La notte è il momento in cui le pasticche fanno il loro corso e le permettono di immaginare strategie, dall’infanzia fino all’ età adulta. Anche la dipendenza dell’alcol entra in gioco in età più adulta, come anestetico intellettivo ed emotivo fornitole dalla madre adottiva Alma.
La battaglia per conquistare il titolo ha in sé la salvezza e Beth in ultima battuta abbandona paure e demoni interiori per riuscire a conquistare ciò che desidera più di ogni altra cosa: il titolo di miglior scacchista del mondo.
La colonna sonora rock rende tutto estremamente autentico e cala chi guarda in un’atmosfera avvincente. Il ritmo non è troppo incalzante, anzi in alcuni punti è piuttosto lento ma non è necessariamente un fattore negativo: sono i momenti in cui l’aspetto emotivo risulta essere più intenso. Sicuramente un prodotto da recuperare e seguire tutto d’un fiato.
Una trama che non stanca
Composta da soli sette episodi, La regina degli scacchi riesce a centrare il punto attraversando alcune parti importanti della vita di Beth. Una bambina di nove anni che, dopo l’incidente d’auto causato dalla madre, si ritrova orfana all’interno di una struttura di accoglienza che distribuisce agli orfani tranquillanti. La prima amicizia di Beth è Jolene. Una ragazza più grande che le offre consigli su come sopravvivere al meglio. Qui la protagonista incontra Shaibel il custode che la inizia agli scacchi scoprendo per primo il suo incredibile talento. Dopo qualche tempo la giovane viene adottata dai Wheatley, una coppia del Kentucky e instaura un bel rapporto con Alma sua seconda madre e pian piano sua sostenitrice. Alla morte di Alma Beth è nuovamente sola, ma non basterà questo a fermare la sua determinazione anche se piena di alti e bassi.