Cinema News — 14 Luglio 2014

Titolo: Le origini del male Regia: John Pogue Sceneggiatura: John Pogue e Oren Moverman Fotografia: Màtyas Erdély Montaggio: Glen Garland Scenografia: Caroline Barclay Costumi: Camille Benda Musiche: Lucas Vidal Interpreti: Jared Harris, Sam Claflin, Olivia Cooke Produzione: Hammer Film Productions Distribuzione: Lionsgate Nazionalità: Regno Unito Anno: 2014 Durata: 98 minuti Dopo Woman in Black del 2012, la Hammer Film Productions torna con le storie di fantasmi e questa volta lo fa producendo il film di John Pogue Le origini del male. Un gruppo di ricercatori si riunisce per guarire una ragazzina da problemi di schizofrenia. La paziente si ritiene posseduta ma il professor Coupland sostiene che lei possa aver poteri telecinetici e decide di utilizzarla per cercare di combattere le malattie. Il problema è che la ragazza è realmente ‘infestata’ e gli esperimenti su di lei genereranno l’inferno. Molto meno patinato di Woman in Black ma meno incisivo. Non servono i soliti slogan ‘tratto da una storia vera’ o ‘il film più agghiacciante del secolo’ per farlo rinsavire, questo film resta un’opera godibile ma pur sempre un lavoro di passaggio, che non lascia il segno. Al giorno d’oggi l’horror è composto da due filoni principali, uno è il torture porn e l’altro è il ghost story. L’Hammer è rimasta fedele alla sua goticità, a quel senso di oscuro e minaccioso, senza sfociare mai nella violenza più estrema ma dando poesia e autenticità alle inquadrature. Questa pellicola però si prende troppo sul serio e non sorprende lo spettatore ma lo intrattiene semplicemente. Siamo lontani anni luce dai capolavori in bianco e nero, dai Frankenstein ai Dracula interpretati magistralmente da  Christopher Lee e Peter Cushing, ci troviamo invece davanti a qualcosa di snaturato. Era già successo con Woman in Black, molti puristi del genere avevano storto il naso quando seppero che a recitare era Daniel Radcliffe, il protagonista sbarazzino di Harry Potter. La pellicola invece era degna di nota, drammatica, potente, non orrorissima ma efficacie. Il lavoro di Pogue invece è incolore, ormai parlare di spettri ed esorcismi ha perso il suo senso. Di fronte a copie di copie, agli innumerevoli Insidious, alle repliche interminabili de L’esorcista e figli, ormai solo nominare il genere è sinonimo di banalità e di scarsezza di idee. Quello che è originale in questa pellicola, e bisogna ammetterlo, è l’introduzione del fattore telecinetico. Sembriamo infatti catapultati, ma solo apparentemente, nel mondo di Scanners di Cronenberg, in cui plotoni di efferati maniaci si duellavano con il potere della mente. Anche in questo caso però il film cambia registro e cambia strada facendoci capire una volta per tutte che la ragazzina non è una ‘scanners’ ma è proprio una posseduta, e quindi i giochi sono sempre gli stessi. Apparizioni, cigolii, urla, suspense garantita ma non inedita. L’escamotage dell’esperimento non è poi dei migliori, sembra che gli alieni frutto di esperimenti come in Splice o Specie Mortale siano entrati all’improvviso e abbiano cambiato fattezze  per addentrarsi meglio al genere, cioè passare dalla fantascienza alla ghost sory. Sia come sia il risultato è pessimo, non c’è più originalità, non ci sono più idee, non c’è più inventiva, neanche la forza di proporre nuovi mostri o per lo meno dare più brio alla sceneggiatura. Sono proprio le storie oggi il problema, senza di esse non si può costruire niente, non c’è da meravigliarsi dell’esito di quest’opera perché il regista è lo stesso sceneggiatore del remake di Rollerball. Esatto, quel film imbarazzante interpretato da Jean Reno. Non c’è nient’altro da fare per adesso che rinvangare il passato, guardare i vecchi cult e non intristirsi, se anche la Hammer non ha idee vuol dire che siamo veramente alla frutta. Tanta tristezza, i veri fantasmi sono quelli del passato, impressi sulla celluloide che hanno tanta voglia di tornare e cambiare il panorama odierno.

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