Cinema News — 06 Novembre 2012

TITOLO: Match point

ANNO: 2005, Gran Bretagna, Stati Uniti

DURATA: 124 min

GENERE: Drammatico, Thriller

REGIA: Woody Allen

CAST: Jonathan Rhys-Meyers, Scarlett Johansson, Emily Mortimer, Matthew Goode, Brian Cox, Penelope Wilton

TRAMA: Chris Wilton (Jonathan Rhys-Meyers), irlandese proveniente da una famiglia di modeste condizioni, viene assunto come maestro di tennis in un club di lusso londinese. L’allievo Tom Hewett (Matthew Goode), figlio di un ricco imprenditore, sarà la chiave di un grande cambiamento nella vita di Chris. Sposando Chloe, sorella di Tom, conoscerà l’agiatezza degli Hewett e verrà assunto dal suocero in una delle imprese di famiglia. Ma Chris non riuscirà a resistere alla bellezza magnetica di Nola (Scarlett Johansson), attrice americana in cerca di fortuna, nonché fidanzata di Tom. Tra i due nascerà una relazione segreta e passionale. Intanto la moglie Chloe desidera avere dei figli a tutti i costi, ma a rimanere incinta sarà l’amante. Spinto dalla pressione di Nola a lasciare la moglie, Chris trova una via di fuga del tutto inaspettata.

RECENSIONE: Chris è un arrampicatore sociale, insicuro e immaturo, non sa precisamente perché ama la moglie e manifesta una particolare insoddisfazione per la nuova vita borghese che vive. Trova uno sfogo in Nola, solo lei può comprenderlo perché proveniente dallo stesso strato sociale. Ma c’è una grande differenza tra i due personaggi: mentre Nola riesce ad adattarsi a una vita più modesta rispetto a quella condotta con la famiglia Hewett, Chris ha paura di staccarsene, perché ormai abituato al lusso. La scelta è tra un amore di passione, complicità e comprensione e un amore statico di convenienza.

Ma il nodo centrale è un altro: la fortuna. L’inizio del film ci presenta una voce fuori campo che -sulla scena di una pallina da tennis che colpisce il nastro della rete e rimane sospesa in aria- afferma: “Chi disse preferisco avere fortuna che talento, percepì l’essenza della vita”. Chris è l’incarnazione di questa frase. Il suo talento è quello di riuscire a sostenere una vita parallela e a fingere interessi comuni con la moglie, ma ciò che realmente lo fa andare avanti è la fortuna. Predomina su di lui un intreccio inarrestabile di casi fortunati che riesce a volgere in meglio gli errori e le azioni compromettenti compiuti. Ma dopo il climax finale della storia, cioè la soluzione estrema di Chris, ci si chiede se sia una reale fortuna quella di vivere con un senso di colpa molto grande sulla coscienza. Il protagonista si giustifica dicendo che il suo è stato un atto necessario e che può essere nascosto come la polvere sotto un tappeto, ma il quesito rimane irrisolto.

La giustizia in questo caso non c’è, anch’essa travolta dalla fortuna. Una semplice fede che, come la pallina da tennis, batte contro il parapetto del muretto e non cade nel fiume tornando indietro, riesce a non svelare la colpevolezza del protagonista.

Nella scena del colloquio notturno dell’omicida e le sue vittime non possono mancare delle massime del regista, proprie del suo stile. Si passa dalla citazione di Sofocle “Non venire mai alla luce può essere il più grande dei doni”, a una sorta di giustificazione avanzata dal colpevole “Qualche volta gli innocenti vengono trucidati per un disegno più grande”. Infine: “Sarebbe appropriato se io venissi preso e punito; almeno ci sarebbe un qualche piccolo segno di giustizia, una piccola quantità di speranza di un possibile significato”.

La riuscita del film sta nell’abilità di spingere lo spettatore ad immedesimarsi nelle passioni, le paure, le tentazioni di Chris. Questo totale coinvolgimento non induce né a giustificare né a condannare il personaggio, ma solamente a seguire l’irreversibile succedersi dei fatti. Il finale ambiguo e irrisolto lascia un senso di smarrimento che induce a riflettere, in realtà il film continua nella psicologia di ciascuno per analizzare e rivalutare i propri punti di riferimento. È la società che ci spinge ad avere determinati valori o siamo noi che combattiamo per adattarli ad essa?

A sottolineare le intensità delle scene c’è la colonna sonora interamente dedicata all’opera, con arie cantate dal tenore italiano Enrico Caruso.

Un’ ultima curiosità: Woody Allen si è ispirato al romanzo Delitto e Castigo di Dostoevskij e ne abbiamo il riferimento in una delle scene che riprende il protagonista intento nella lettura del libro, inquadrato in primo piano.

FRASE: Le persone non vogliono accettare il fatto che gran parte della nostra vita dipende dalla fortuna. È spaventoso pensare quante siano le cose che sfuggono al nostro controllo.

GIUDIZIO: 9

Ilaria Mombello

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