Cast: Andy Samberg, Cristin Milioti, J.K. Simmons, Camila Mendes, Peter Gallagher, Meredith Hagner
a cura di Mario A. Rumor
Pare fin troppo semplice far accomodare la divertentissima fantasticheria sentimentale di Max Barbakow nella squadra delle rom-com. Siccome Palm Springs – Vivi come se non ci fosse un domani intrallazza con il buon umore dai primissimi istanti, e siccome quel postaccio autoreferenziale che è diventata la commedia romantica, soprattutto ora che è volentieri lasciata sola sull’altare streaming (anche causa Covid), sembra tollerare sempre gli stessi espedienti per dimostrare di valere ancora qualcosa, è una consolazione scoprire che i due migliori divertimenti della stagione arrivano dal film di Barbakow, appunto, e da La vita straordinaria di David Copperfield di Armando Iannucci. Due opere completamente diverse che pensano in un determinato modo, e si comportano in un altro. Barbakow per esempio ci consegna un film molto più intelligente e sensato di quel che vorrebbe sembrare. Inoltre, volendo essere venali, c’è pure la questione della storia personale del suo film se è vero che Palm Springs è stato l’acquisto record all’ultimo Sundance da parte di Hulu, con il sostegno di Neon, per la belelzza di 22 milioni di dollari. Ché, se il mondo non fosse in crisi a causa della pandemia, questo film avrebbe certo impressionato a dovere il botteghino americano.
Il condizionamento rom-com, con un soggetto come quello di Palm Springs che si allunga letteralmente dall’inizio alla fine su un matrimonio da festeggiare, tra immancabili wedding speech e due improbabili cuori solitari, Nyles (Andy Samberg) e Sarah (Cristin Milioti), che si ritrovano a interagire “forzatamente”, fa pensare a Barbakow come un esordiente in azione per conto del cinema brillante tra rimescolamenti, più che omaggi colti, deviazioni un po’ sconce e una generale sagacia sgraffignata in quel finale così semplice e inappuntabile. La premeditata avventatezza tipica dei giovani autori sa perfino quando fargli depotenziare la carica comica di uno come Andy Samberg, che già si era incravattato a sufficienza in Separati innamorati (l’altra sua commedia che merita un rewind), galleggiando a tempo pieno tra le risate di Brooklyn Nine-Nine in Tv. Questo garantisce a Palm Springs di mettere in evidenza una forte e ordinata rappresentanza di tutto ciò che serve a far ridere, sfruttando proprio le costanti dei film matrimoniali in cui, per dinamiche sue, la celebrazione dell’evento diventa qui essa stessa una costante soggetta a una romantica e completa evoluzione. Ciò che il film di Barbakow sembra davvero affrontare va bel oltre il repertorio di questo tipo di commedie. “Il dolore è reale”, dice a un certo punto Adam Samberg. Ed è come se fosse l’unico ad essersi accorto che in una commedia come Palm Springs, dove si prova davvero di tutto, e capirete perché, c’è posto perfino per la rassegnazione e non solo per reiterate prodezze comiche. Lo spoiler alert ci impedisce di fare gli opportuni esempi, ma garantiamo che ne esistono di spassose, e alcune sono un utile paraurti contro la mondana leggerezza: ne sa qualcosa Camila Mendes, la vamp di Riverdale, che qui si lascia sbeffeggiare tramite il più classico degli incidenti.
Il fatto dell’imprinting con Ricomincio da capo (1993) a pompare energia al suo film non impedisce a Barbakow di corrompere quell’idea formidabile, cercando uno sviluppo più efficace da applicare alla sua commedia. Il riavvolgimento temporale in cui resta intrappolato il povero Andy Samberg è d’altro canto avvertito chiaramente con senso di allarme non tanto per la ciclicità di un giorno che finisce e poi ricomincia dio solo sa da quanto, bensì per l’ostinazione del protagonista a non voler convertire l’assuefazione al loop in un processo di maturazione e cambiamento. Le questioni da sistemare ci sono, eccome, ma non spetta a lui risolverle. Questioni che si incastrano a meraviglia, guarda caso, al wedding speech definitivo che in fondo al cuore attendevamo con trepidazione di ascoltare (e bugiardo chi lo nega). Palm Springs, che gioca chiaramente con la sospensione dell’incredulità (bella la scena dei due nel deserto), punta più che altro a ravvivare la lista delle cose importanti per le quali vale la pena vivere. E possono essere quelle riferite da J.K. Simmons, vecchia volpe capace di stare al gioco comico e serio, mentre fissa il volto non più tonto di Samberg. Oppure può essere un momento topico di assoluto niente in mezzo a una piscina, peraltro astutamente sfruttato dalla locandina del film. Nel suo patrimonio genetico, Palm Springs ha insomma più in comune con la commedia brillante che con i derivati cinematografici da show televisivo (Samberg dal Saturday Night Live e la spettacolare Cristin Milioti da How I Met Your Mother). È pura dissidenza. E arriva al momento giusto.