Archivio film Cinema Netflix News — 10 Luglio 2020

Per anni la spiaggia e le località balneari hanno dato modo al cinema italiano di rappresentare lo spazio sociale di un’umanità che ha sempre di più eletto le ferie estive a mito e rito consumistico. Senza entrare nel merito di una cronistoria del genere, la commedia balneare era solo commedia di costume fino a quando il rivoluzionario Sapore di mare (1983) dei fratelli Vanzina ha riletto il genere attraverso la lente generazionale. Sapore di mare ha creato una patina nostalgica quale diretta conseguenza dei fallimenti di un’intera generazione, quella degli anni 80, nemmeno troppo camuffata dietro la scintillante rievocazione dei 60′.

Questa “Celeste Nostalgia”(come canta Cocciante nell’emblematico finale del cult vanziniano) oggi sarebbe completamente fuori luogo e anacronistica. Ecco perché pur nella sua debole scrittura Sotto il sole di Riccione a tratti funziona e persino intenerisce.

Da un soggetto di Enrico Vanzina(sceneggiato dalle giovani penne di Ciro Zecca e Federica Salvadori), il film distribuito su Netflix e diretto dai videomaker YouNuts! risulta fresco e spontaneo, in grado di misurarsi con il linguaggio della generazione 2.0 e soprattutto di saper comunicare ai giovani(ssimi) una certa positività e leggerezza nel trattare problematiche come solitudine, isolamento e disabilità.

Sotto il sole di Riccione mantiene la formula tipica da affresco balneare con episodi incrociati, mettendo in primo piano storie di ragazzi e ragazze durante un’estate romagnola tra amori, magoni, tradimenti e giochi da spiaggia aggiornati al tempo dei social e dei vocali.

La struttura classica di Vanzina viene attualizzata dalla claudicante scrittura di Zecca e Salvadori e dalla regia(tutt’altro che cinematografica) di YouNuts! che nonostante una certa piattezza stilistica riesce a cogliere in fieri l’attualità giovanile, una contemporaneità rivolta a vivere il qui e ora senza troppi confronti con le generazioni passate.

Gli unici sintomi delle passate estati cinematografiche risiedono nel personaggio di Andrea Roncato, nonno mandrillo-filosofo, senile riverbero del suo playboy da riviera adriatica e in quello di Isabella Ferrari(ex Selvaggia di Forte dei Marmi) come madre apprensiva nei confronti di un figlio non vedente, pronta poi a riscoprirsi donna(oltre che mamma) tra le braccia di un bodyguard.

La leggerezza aerea quasi inconsistente di questa moderna commedia sentimentale, che mescola coming of age e riflessione adulta, prende volutamente le distanze dal becerume vacanziero da cinecocomero e non si perde in retorici tempi delle mele con finali ingrigiti(come accadeva nei poco riusciti Sapore di mare 2 – un anno dopo e Sapore di te), Sotto il sole di Riccione è pura e semplice joie de vivre giovanile.

Il titolo che prende dichiaratamente le mosse dal gettonatissimo ritornello della hit estiva Riccione dei Thegiornalisti, diventa una sorta di chiave di lettura di come le attuali generazioni vivono a fior di pelle l’estate e la propria condizione sociale. La partecipazione amichevole di Tommaso Paradiso(nel ruolo di sè stesso) verso la fine del film durante il concerto d’agosto, riporta alla mitografia di un Gino Paoli visto in penombra in Sapore di mare 2 – un anno dopo (1983) o a quella del Vasco Rossi di Ciao ma’ (1988), con la differenza che i tempi delle malinconie al sapore di sale e delle vite spericolate sono irrimediabilmente finiti, ora resta solo il tempo e forseanche il bisogno di una felicità puttana.

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