Archivio film Cinema News — 25 Aprile 2017

Planetarium a cura di Emmanuela Iannace
Toni caldi, mischiati a toni freddi, la morte mischiata con la vita in un unico mosaico che sa raccontare le protagoniste assolute in maniera fedele all’originale. Restaurato come non mai, questo film sa incantare e la storia non è del tutto scontata. Il montaggio è serrato, le inquadrature fanno quello che possono per riprendere l’esplosione di realtà recitata della Portman in scene che si contano sulle dita. Il gusto equilibrio: montaggio, inquadratura, scena e così via fino alla fine dove il film deve chiudersi con una bellissima panoramica come se ripercorre l’intero film, forse per questo il titolo Planetarium, centrico come la recitazione delle due protagoniste. Dice ma non troppo, la storia ha i suoi retroscena e il montaggio in post produzione sa rendere l’idea di quanto sia difficile girare un film, che è lì quasi a essere epico. Condannato duramente dalla critica l’anno scorso alla Mostra di Venezia un po’ restia a complimentarsi con film che raccontano così come lo fa un rumeno, mentre è capace a far diventare cinema quei documentari su argomenti scottanti. Il perché è come quando stai guardando la TV ed improvvisamente si alza il volume, numeri e quindi soldi. Certo fa più scalpore un documentario o un film visto e rivisto in tante salse, tanto per stare un po’ tranquilli, per non osare, come fa un parroco al suo paese, i fatti suoi. Ma il bello di raccontare è quando il cinema smette di essere cinema e si trasforma in un aggeggio pari alle mani di uno scrittore, così il montaggio scrive e uno scrittore unisce le inquadrature una dopo l’altra. Io dico stop. Azzardate, fidatevi che il massimo che succederà si parlerà male di voi.

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