Archivio film Cinema L'Enfer News — 23 Febbraio 2015

Titolo: Starry Eyes
Regia: Kevin Kolsch, Dennis Widmyer
Sceneggiatura: Kevin Kolsch, Dennis Widmyer
Fotografia: Adam Bricker
Montaggio: Brody Gusar, Dennis Widmyer
Effetti Speciali: Matt Falletta
Costumi: Malia Miyashiro, Ariel Jutras, Benny Lumpkins Jr.
Musiche: Jonathan Snipes
Interpreti: Alex Essoe, Amanda Fuller, Noah Segan
Produzione: Snowfort Pictures, Dark Sky Films
Distribuzione: Dark Sky FIlms
Durata: 94
Nazionalità: USA
Anno: 2014

La prima ora mi è piaciuta molto, il resto no. La prima ora è contraddistinta dalla riuscitissima caratterizzazione dei personaggi, grazie soprattutto alla bravura dell’attrice Alex Essoe nel ruolo di Sarah, una ragazza che sogna di diventare una stella del cinema.
Sarah lavora in un fast food per mantenersi e fa provini a non finire nella speranza che qualche produzione la noti. Ed è lì che incontriamo due personaggi squisitamente lynchiani, due esaminatori che giudicano il provino di Sarah senza commenti, freddi, distaccati e metafisici come i personaggi di Twin Peaks piuttosto che di Mulholland Drive. All’inizio i due diranno il solito ‘le faremo sapere’, Sarah disperata va in bagno a piangere e dentro la toilette si scatena. Ha una crisi e si tira i capelli strappandoseli. Sorpresa da uno degli esaminatori le viene data la possibilità di fare un altro provino, e qui finalmente la prendono. Sarah contentissima torna a casa dove divide la stanza con una sua coetanea e partecipa a dei party con dei suoi amici, tutti teen agers, nell’attesa che la produzione la contatti per un appuntamento. La telefonata arriva: Sarah deve incontrarsi con parlare produttore del film. I due si vedono e lui vuole scendere a compromessi. Sarah non ci sta e delusa abbandona i suoi sogni. Passano i giorni e si sente vuota, con una vita senza senso davanti. Allora decide di accettare, di accontentare il produttore. Qui capiamo che Sarah è in balia di una specie di setta satanica, visto che tutti gli addetti ai lavori hanno il marchio del pentagono sulle mani e fanno discorsi strani del tipo ‘conquistare tutte le anime della città’. Dopo la notte trascorsa con il produttore Sarah si sveglia a casa sua, ricordandosi di essere stata avvertita che, avendo deciso di partecipare al film, subirà un cambiamento doloroso.
Fin qui appunto la pellicola mi è piaciuta, nel senso che il regista porta alla luce una storia originale dove il male a volte si scontra proprio con quello che più sogniamo. Anche la metafora del cinema come conduttore di male non è banale, anzi. A parte questo, la mezzora restante l’ho trovata inutilmente cruenta e poco sostanziosa sotto il profilo della trama.
Prima di tutto Sarah per ‘rinascere’ deve perdere pezzi, quindi assistiamo a una sofferta trasformazione in cui vediamo una donna soffrire atrocemente e sinceramente se ne poteva fare davvero a meno, anche perché senza essere neanche troppo moralistici dopo aver visto Hostel 2, in cui barbaramente succede di tutto, si può smettere tranquillamente di vedere torture movie e provare altre trovate sennò tutto diventa una ripetizione di tutto. Inoltre l’idea che Sarah una volta mutata uccida tutti i suoi amici tanto per divertirsi, è davvero di una banalità pazzesca. Speravo in una sorta di rape e revenge dove Sarah, diventata un mostro, decide di uccidere i suo creatori. Lì secondo me sarebbe stato divertente. Invece no, è come se nel film ci fosse una sorta di celebrazione del male, per carità gestita anche in toni abbastanza catartici, però per lo più più inutili. Infatti la morale sarebbe ‘occhio a scendere a compromessi perché sennò diventi un mostro’ che in fin dei conti non è male come idea, ma il regista, o meglio i registi (perché sono due) sembra vogliano dire “i sogni talvolta hanno l’aspetto di un demone e tu ti ci puoi trasformare” che mi sta anche bene ma il confronto dov’è? Dov’è finita la forza nell’affrontare le proprie paure, leitmotiv tanto caro alla Nancy di Nightmare disposta tutto per sconfiggere Freddy. Dove sono i ragazzi scanzonati dei rape and revenge, che subiscono implacabilmente ma poi si riscattano facendo gioire lo spettatore? Ora l’horror sembra solo un rimpasto totale di violenza e massacro, senza catarsi, senza metafore, senza gloria e onore.
Peccato perché il film era partito benissimo ma di esaltazioni del male ne abbiamo già abbastanza.

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