Ebbene oggi recensiamo The Father. Esordio acclamato alla regia del regista francese Florian Zeller. Che, per l’occasione, ha personalmente trasposto per il grande schermo, adattandola in fase di sceneggiatura assieme a Christopher Hampton, la sua personalissima e omonima pièce teatrale. Peraltro, già portata al Cinema, non da Zeller, bensì da Philippe Le Guay con il film da noi intitolato Florida, avente per protagonisti il compianto Jean Rochefort e Sandrine Kiberlain.
Trama: siamo nella Londra contemporanea e un anziano signore di nome Anthony (Anthony Hopkins) vive in un comodo appartamento assieme alla sorella Anne, detta Angela (Olivia Colman).
Improvvisamente ci accorgiamo, noi tutti spettatori, che qualcosa non va, forse nella sua testa, come dovrebbe andare normalmente, diciamo pure eufemisticamente. Poiché Anthony è preda di visioni e allucinazioni crescenti, pensa cioè di entrare in relazione con persone che lui crede siano vere, forse invero non esistono affatto o probabilmente abitano metaforicamente solamente all’interno della sua distorsione della realtà. In quanto scopriremo ben presto che Anthony è afflitto da demenza senile e, col trascorrere del minutaggio del film, la sua degenerativa patologia mentale peggiorerà in modo sempre più allarmante. Tanto da costringere sua sorella dapprima ad assisterlo con energica, volitiva forza benevolente, quindi a indurla ad optare, sebbene controvoglia, per una scelta tristissima e radicale, altresì inevitabile.
Film assai enigmatico, con un incipit calzante ove le aspettative non soltanto di Anthony, bensì anche di noi dall’altra parte dello schermo, vengono alterate in continuazione. Creando forte tensione e palpabile pathos avvincente, similmente a un thriller sofisticato alla Roman Polański. Difatti, nel cast vi è anche Olivia Williams, splendida interprete de L’uomo nell’ombra.
Film contorto di giochi di specchi seducenti e per lo stesso spettatore non sempre narrativamente trasparenti. Poiché Zeller, volutamente, confonde le carte delle verità apparenti, per l’appunto, sottilmente eludendole a ripetizione e poi approdando, soltanto nell’ultima mezzora, a una diegetica di facile interpretazione.
Hopkins giganteggia assieme alla Colman e The Father è stato candidato a sei premi Oscar, fra cui le candidature nelle rispettive categorie di Best Actor e Best Sopporting Actress assegnate ai due succitati suoi interpreti.
Oscar ottenuto da Hopkins che dunque bissa dopo il Silenzio degli innocenti e statuetta anche per la migliore sceneggiatura non originale.
The Father ammalia ed emoziona, commuovendo soventemente, ma probabilmente non è affatto quel capolavoro di cui parla la Critica americana, rimasta con tutta probabilità sia incantata che ingannata dalla regia apparentemente geniale di Zeller che invece, a lungo andare, rivela molte pecche e, come detto, verso il finale s’adagia a conclusioni convenzionali in linea col classico melodramma strappalacrime che non s’allontana più di tanto, a conti fatti, con un’innumerevole serie di pellicole a simile tematica.