Archivio film Cinema News — 24 Dicembre 2013

Titolo: The Green Inferno
Regia: Eli Roth
Cast: Lorenza Izzo, Ariel Levy, Daryl Sabara, Kirby Bliss Banton, Sky Ferreira, Magda Apanowicz, Nicolas Martinez, Aaron Burns, Richard Burgi
Durata: 103’
Origine: USA
Durata: 103 minuti

La studentessa Justine si unisce a un gruppo di idealisti universitari che si battono per la salvaguardia delle foreste dai tentativi di disboscamento ed edilizia. Quando il gruppo viene a sapere che in Perù una nota multinazionale sta per sgomberare delle aree abitate da un’antichissima tribù che non è mai entrata in contatto con la civiltà, decide di partire per mettere in atto un flash mob proprio nel luogo designato. Il piano è arrivare in aereo nella giungla grazie all’aiuto di un loro contatto sul posto, incatenarsi di nascosto agli alberi e sollevare una protesta armati di fotocamere e cellulari per registrare eventuali reazioni violente da parte degli operai e delle autorità locali. Il piano riesce alla perfezione e così i ragazzi si rimettono in viaggio per far ritorno all’aeroporto locale dove c’è l’aereo di linea che li dovrebbe riportare a casa. Ma durante il viaggio nella giungla, il piccolo aereo turistico ha un guasto e precipita. Sono in pochi a sopravvivere all’impatto, tra cui Justine, ma i sopravvissuti vengono subito intercettati da una tribù locale, la stessa che loro hanno salvato… ma i ragazzi ignorano il fatto che quella tribù pratica il cannibalismo e ora loro sono arrivati giusto per il pranzo!

Il pupillo di Quentin Tarantino, Eli Roth, è tornato alla regia dopo una pausa di ben sei anni e ovviamente lo fa con il genere che più gli piace e che l’ha reso noto al grande pubblico, l’horror. Sappiamo quanto il regista di Cabin Fever e Hostel sia un appassionato di cinema italiano di genere e ce lo ha già dimostrato con il riuscito Hostel: Part II in cui, oltre all’affettuosa presenza di beniamini del nostro cinema bis come Luc Merenda, Edwige Fenech e Ruggero Deodato, c’erano innumerevoli riferimenti all’horror made in Italy del glorioso decennio ’70. Oggi con The Green Inferno Roth celebra quel cinema in maniera ancora più esplicita riproponendo uno dei filoni più discussi e feroci dell’horror italiano, ovvero il cannibal movie che ebbe un grande successo internazionale tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli ’80 proprio grazie a Cannibal Holocaust di Ruggero Deodato. A differenza di Tarantino, però, che negli ultimi tempi si è cimentato in remake solo nominali di alcuni cult italiani (Quel maledetto treno blindato e Django), Eli Roth non fa riferimenti diretti a nessun cannibal movie in particolare, pur somigliando nel risultato finale in maniera ben più marcata al celebre film di Deodato, con citazioni sparse di altri classici come Ultimo mondo cannibale sempre di Deodato e La montagna del Dio cannibale di Sergio Martino.
The Green Inferno, però, è un film di Eli Roth al 100%, porta in maniera indelebile il suo marchio, il suo stile, che si traduce fondamentalmente nel connubio splatter & ironia. Con una irriverente frecciatina verso i gruppi ambientalisti, che nello specifico sono qui degli sgangherati e irresponsabili tabernacoli di figli di papà che si “impegnano” più per trend o noia che per reale interessamento alla causa, Roth prende subito una piega originale e personale che da una parte esplicita l’americanità dell’opera e dall’altra si inserisce immediatamente nell’iter narrativo caro al regista di Hostel. I protagonisti di The Green Inferno, infatti, non sono troppo differenti da quelli che già popolavano i precedenti film di Roth, un numero più o meno corposo di personalità simili, per lo più giovani irresponsabili, se non addirittura meschini, che “meritano” di fare una gran brutta fine, tra i quali però si contraddistingue un personaggio interiormente migliore degli altri, che stavolta ha le fattezze di Lorenza Izzo. Che sia una persona pura, con la testa sulle spalle, intelligente e disposta al sacrificio, anche l’elemento positivo del gruppo tende però sempre a lasciarsi trasportare dagli eventi e dalla massa, finendo in una gran brutta situazione che irrimediabilmente gli cambierà la vita in maniera drastica. Tipologie quasi da slasher movie, che nell’accezione di The Green Inferno creano uno strano connubio con le tematiche del cinema cannibalistico.
Il risultato è un film fortemente americano, nel bene e nel male, con personaggi alla Roth che non si riescono a far amare né lasciano particolarmente il segno, inseriti in un contesto che cerca l’effetto gore estremo e la risata sguaiata. Nello specifico le scene di grande violenza che si rifacciano alla tradizione del cannibal movie non sono moltissime, ma lasciano comunque il segno, con un ammazzamento in particolare che tocca apici di sadismo davvero alti. Stranamente, invece, non c’è nessuna concessione alla sfera erotico/morbosa, spesso presente nei prototipi e proposta da Roth già nei due Hostel. Poi, purtroppo, c’è questa voglia di ammiccare allo spettatore teen dai gusti più demenziali e non ci viene risparmiata una scena disgustosamente rumorosa che implica impellenti espletamenti corporali e una “geniale” trovata a base di marjuana che francamente è di una stupidità e irrealtà davvero eccessiva. Sorvolando su queste concessioni di autorialità demenziale, The Green Inferno si presenta comunque come un prodotto largamente godibile, divertito e divertente, in linea con il cinema di Eli Roth.
Insomma con la voglia quasi adolescenziale di omaggiare il cinema estremo italiano, Roth rifà in fin dei conti Hostel, ovvero una sua versione in salsa amazzonica, con giovinastri antipatici, viaggio in terre straniere come espediente per l’isolamento e scene di morte che prevedono tortura e sofferenza. Se si sta al gioco ci si diverte, ma non chiamatelo erede di Cannibal Holocaust.

Design your life - Fedez

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