L’80.a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia si è conclusa sabato 9 settembre e ha visto trionfare Povere creature! di Yorgos Lanthimos ma ivi recensiremo il nuovo ed atteso opus di Roman Polański, ovverosia la black comedy The Palace, presentata, Fuori Concorso, alla kermesse suddetta. Prossimamente nei nostra cinema a partire dall’imminente 28 settembre.
Ahinoi, ci spiace tanto tristemente quanto obiettivamente e necessariamente constatarlo apertamente, The Palace è di certo il peggior film in assoluto nella strepitosa e maestosa carriera cineastica di un regista, autore di capolavori indimenticabili, quali per esempio Chinatown & Rosemary’s Baby, il quale stavolta, forse arrugginito dalla sua età (recentissimamente, Roman ha compiuto novanta primavere), indubbiamente ha commesso un risibile passo falso abbastanza imperdonabile. In quanto, The Palace, al di là di qualche evidente, sebbene raro, pregio che enunceremo brevemente più avanti, a prescindere dalla sua confezione assai curata e dalla bella fotografia funzionale di Pawel Edelman, altri non è che uno sciocco divertissement scombiccherato, senza capo né coda, che probabilmente, perlomeno secondo le intenzioni originarie di Polanski e del suo amico sceneggiatore Jerzy Skolimowski, che in tale occasione è tornato a collaborare con Roman dai tempi de Il coltello nell’acqua, si prefiggeva di essere una nera commedia corrosiva e altamente graffiante nello stile di Carnage.
A differenza però di quest’ultimo film, un arguto jeu de massacre intelligente, garbato, altresì pungente e sofisticato, anch’esso presentato, circa una decade fa, a tale prestigiosa, veneziana manifestazione festivaliera, The Palace n’è lontano anni luce, specialmente per quanto concerne il versante qualitativo, peraltro differenziandosene assolutamente per bruttezza e impresentabilità lapalissiane. Voleva probabilmente essere un film “cattivo” ma dobbiamo esserne noi criticamente cattivi… Trama, brevemente riassuntavi:
Siamo alle soglie del nuovo millennio, cioè alla vigilia dell’anno 2000 e, in quel del lussuoso albergo Palace Hotel, incastrato soavemente fra le innevate alpi di svizzere di Gstaad, tutta una serie di personaggi coloriti e onestamente un po’ rimbambiti e stagionati, appartenenti alla cosiddetta crème de la crème della società più in vista, se ne riunisce per festeggiare la notte di San Silvestro. Hansueli (un bravo Oliver Masucci), in previsione di tale evento importante, sta impartendo, quasi da gerarca militaresco assai intransigente, le ultime direttive agli addestrati suoi servi alle sue dipendenze severe… Al che, pian piano, l’albergo prestamente s’affolla e vien occupato dall’allegra combriccola di ricconi viziati assai annoiati, soprattutto molto caratterialmente instabili e suscettibili. Tra le sue fila si distinguono, per modo di dire, Constance Rose Marie de La Valle (Fanny Ardant), Arthur William Dallas III (John Cleese), l’allucinante e allucinato Bongo (Luca Barbareschi, anche produttore principale), il dottor Lima (Joaquim de Almeida), l’attempato Bill Crush (Mickey Rourke) e Mrs. Robinson (Sydne Rome). Finalmente, fra incomprensioni, disagi dei più variegati, litigi tragicomici e imbarazzanti situazioni paradossali innescatesi fra questi suoi strambi e decisamente “scoppiati” uomini e donne balzani, scocca la mezzanotte tanto bramata e ne succederanno ancor delle belle piuttosto agghiaccianti…
Anziché essere divertente e pirotecnico alla pari dei fuochi artificiali finali, The Palace è per buona parte del suo minutaggio, equivalente a un’ora e quaranta minuti circa, soporifero oltre ogni limite e pecca immensamente di ritmo, tediandoci infatti con una galleria interminabile e insopportabile di gag e sketch scontati e scarsamente interessanti. Alcune di queste scenette, se prese singolarmente, sono perfino simpatiche, però sol a tratti, rivelandosi perlopiù mal coese nel loro insieme e filmicamente mal allineate, creando, così facendo, un insensato guazzabuglio farsesco totalmente irrilevante.
Polanski pare dunque aver perduto la sua potente vena caustica più geniale e, con The Palace, ha girato solamente un film tutt’al più guardabile ma facilissimamente scordabile.
A salvare parzialmente The Palace dal fallimento quasi totale, vi pensano un Mickey Rourke straordinariamente autoironico, un sapiente utilizzo degli spazi da ingegnoso kammerspiel sui generis e, come sopra dettovi, un’eleganza formale sul piano fotografico di ottima fattura indiscutibile.