Nel 2021 si esaurisce il mandato come direttore artistico di Stefano Francia di Celle del TFF 39, all’insegna di un biennio caratterizzato dalle costrizioni emergenziali, connesse alla pandemia. Questa fase problematica della manifestazione torinese, non ha però minimamente scalfito la varietà del palinsesto, dispiegatosi nelle proiezioni di sale centrali come il Massimo, il Greenwich Village e il Lux e periferiche come l’Agnelli, il Monterosa, il Baretti e l’UCI Lingotto. Francia di Celle e il suo team si presentano con due parole d’ordine: fare di Torino la capitale degli autori cinematografici e riformattare alcune sezioni della kermesse. I programmers riescono nel loro intento espandendo la sezione documentaria (menzione speciale per Another Brick in the Wall di Nan Zhang, All Light Everywhere di Theo Anthony, La restanza di Alessandra Coppola e Il giardino che non c’è di Rä di Martino) . Sfilano sul grande schermo e nella realtà divi come la coppia parentale Charlotte Gainsbourg e Jane Birkin (per il docfilm interlocutorio Jane par Charlotte), Robert Patrick, Pierre Richard, Ambra Angiolini, Malcolm Mc Dowell, Harvey Keitel, Clint Eastwood (con l’epitaffio western di Cry Macho), Gabriele Lavia, Maria Grazia Cucinotta, Franz Rogowski, Donnie Yen, Nicholas Tse (protagonisti di Raging Fire, testamento artistico di Benny Chan) e Antonio Catania. Le stanze di Rol, sezione consacrata all’horror e al mistero, fra le innovazioni portate da Francia di Celle e nuovamente curata da Pier Maria Bocchi, viene effettivamente rivitalizzata, grazie alla selezione di opere come L’angelo dei muri di Lorenzo Bianchini , talento friulano di genere in grado di rielaborare il gotico, Bull di Paul Andrew Williams, What Josiah Saw di Vincent Grashaw, Immersiòn di Nic Postiglione e Coming Home in the Dark di James Ashcroft, gli esiti più notevoli di una branca festivaliera, che in passato ha scontato la partenza di Giulia D’Agnolo Vallan.
Aldilà dei riconoscimenti,tra i film e gli autori lanciati nel concorso, sono apprezzabili Feathers di Omar El Zahiry, Grosse Freiheit di Sebastian Meise, El Planeta di Amalia Ulman e La traversèe di Florence Miailhe, mentre nel fuori concorso si distinguono per profondità Altri padri del critico Mario Sesti, Blood on the Crown di Davide Ferrario ed Esterno giorno di Luca Rea.
Ma è anche da ricordare per l’audacia linguistica, la sezione cortometraggi , laboratorio su tutto ciò che di nuovo e di inusuale offre la produzione mondiale audiovisiva. Tra gli eventi più importanti presentati in questa sezione, spicca l’animazione de La cattiva novella di Fulvio Risuleo.
Sotto la direzione di Francia di Celle si riconfigura insomma una dimensione sperimentale, destinata nel 2022 a cedere il passo al ritorno di Steve Della Casa al timone festivaliero, di fatto una ricerca proustiana del tempo perduto delineato negli esordi da Giannarelli e Rondolino, a cui auspichiamo non solo passatismo ma un’adeguata attenzione verso i mutamenti dell’audiovisivo degli anni zero.