Tra i film più attesi alla 73.Mostra Internazionale del Cinema – Biennale di Venezia, Arrival di Denis Villeneuve (Sicario) non delude le aspettative e si mostra al pubblico come un film fantascientifico di alto livello, capace di guardare a nuovi orizzonti all’interno di una tematica (l’invasione aliena) per niente originale e da troppo tempo usata e abusata.
Villeneuve sta lavorando al secondo Blade Runner e certamente Arrival è stato un esercizio non da poco. Tratta da un racconto di Ted Chiang, la sceneggiatura di Eric Heisserer è ricca di elementi originali e disarmanti, che ribaltano improvvisamente quello che in principio sembra un clone di Indipendence Day e derivati vari introducendo la comunicazione tra umani e specie aliena e facendo di tale tematica la colonna portante dell’intero film. La coppia protagonista (Amy Adams, Jeremy Renner), formata da una professoressa universitaria e uno scienziato matematico, lavora sull’interazione tra due specie tanto diverse quanto simili. Non mancano i momenti di tensione, nei quali Villeneuve è un maestro (la sequenza in Sicario ambientata alla frontiera ne è la prova), ma neppure i romanticismi e il dramma. Arrival presenta, forse per la prima volta, gli alieni non come una minaccia ma come una salvezza per l’umanità. Tra loro e la dott.ssa Banks s’instaura un intenso legame, dovuto a un dono che l’esperta decodificatrice possiede. Il montaggio è uno dei punti di forza del film e trasporta lo spettatore da un punto all’altro della storia senza intermezzi inutili, stabilizzandolo, sconvolgendolo (a tratti), ma certamente non annoiandolo. Villeneuve si conferma un regista versatile e pronto per il grande passo. Preparatevi… stanno arrivando!