Archivio film Cinema News — 24 Settembre 2016

Vincitore della sezione Orizzonti alla 73. Mostra Internazionale del Cinema – Biennale di Venezia, il film documentario Liberami di Federica Di Giacomo, prodotto da Mir Cinematografica con Rai Cinema, si presenta come una full immersion nel mondo esorcistico. Un mondo, circoscritto a una piccola realtà di provincia siciliana, in cui a governare è Padre Cataldo: un anziano esorcista considerato un salvatore miracoloso dalla gente del luogo e delle zone limitrofe. Un uomo dedito alla preghiera e che vede il Male, ovviamente incarnato negli infedeli sotto forma di Satana, in ogni angolo, in ogni cosa, in ogni persona. Persino un cumulo di abiti disposti in maniera disordinati su un letto sono simbolo del Maligno per Padre Cataldo, il caos generatore di disordine e scompiglio nella famiglia. Così come Padre Cataldo considera diabolica la crisi coniugale, risolvendo il tutto con rituali basati sulla mera preghiera, l’aiuto di qualche cappellano e donna di servizio improvvisatisi nemici del diavolo. Federica Di Giacomo, nelle sue intenzioni, ci presenta diverse storie. I protagonisti sono un giovane tatuato e con dei piercing (per la serva di Dio vicina al prete in questione simboli del Male) irascibile, una giovane ragazzina proveniente da una famiglia bigotta, una povera donna afflitta dalla sua relazione e via dicendo. Ecco elusa però la possibilità di disturbi psichici, la nevrosi o la schizofrenia, nelle parole di Padre Cataldo semplicemente disturbi curabili attraverso acqua e sale e qualche crocifisso. Nessun medico interviene e l’unico punto di vista è quello della Chiesa cattolica più conservatrice e minimale, che basa la propria esistenza sulla vita di paese, la suggestione della povera gente complessata e schiacciata dalla morale cattolica e che riversa la noia di paese e le frustrazioni in una piccola chiesa presieduta da un noto esorcista. Ma quando viene meno la propria autostima ecco allora il diavolo metterci lo zampino, in una raffigurazione (anche stilistica) davvero semplicistica e senza pretesa alcuna, se non quella di far sorgere il quesito nello spettatore che la ‘messa liberatoria’ settimanale non sia altro che una messinscena. La religione vissuta come unica ragion di vita, esaltazione del pensiero cristiano e della fede, forse unico vero demone di questi posseduti, prigionieri più che del diavolo di loro stessi e dei loro complessi inconsci. Bocciato a pieni voti!

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