Archivio film Cinema News — 27 Settembre 2020

REGIA: Emma Dante

ATTORI: Alissa Maria OrlandoSusanna PirainoAnita PomarioEleonora De LucaViola PusatieriDonatella FinocchiaroSerena BaroneSimona MalatoLaura GiordaniMaria Rosaria AlatiRosalba BolognaIleana Rigano

SCENEGGIATURA: Emma DanteElena StancanelliGiorgio Vasta

FOTOGRAFIA: Gherardo Gossi

SCENOGRAFIA: Emita Frigato

MONTAGGIO: Benni Atria

MUSICHE:

PRODUZIONE: Rosamont e Minimum Fax Media con Rai Cinema

DISTRIBUZIONE: Teodora Film

PAESE: Italia

ANNO: 2020

DURATA: 89 min.

Il film, diretto da Emma Dante, è la trasposizione cinematografica dell’omonima pièce teatrale della stessa regista, risalente al 2014.

Nella trasposizione cinematografica, il soggetto teatrale -nato da una donna per le altre donne- è costantemente vivo e vivido ma non fa mai ritenere il lungometraggio un azzardo: al contrario! Il ritmo lento della recitazione richiama quello, naturale, della quotidianità e lo spettatore è avvolto dalla musica (sia quella scelta come sfondo alla narrazione che quella delle voci) e da essa condotto attraverso lo snodarsi dell’esistenza delle protagoniste narrata in tre momenti della loro vita intera.

In una palazzina decadente, di un non meglio identificato quartiere popolare di Palermo, vivono cinque sorelle: Pinuccia, la maggiore, “quella sempre innamorata”; Lia, “la lettrice matta”; Maria, “la danzatrice”; Katia, “la mangiona”; Antonella, “la piccola”. Hanno età differenti e per vivere affittano piccioni. La casa –personificata e personaggio anch’essa- è il loro regno e, nonostante l’edificio in cui si trova sia spesso inquadrato, sembra davvero sospesa in un limbo incantato nel quale lo scorrere temporale è scandito dal tubare dei piccioni, dalla carta da parati, dalle suppellettili e dalle voci. Che, però, sono sempre e solo quelle delle sorelle mescolate a quelle dei piccioni. Nessuna traccia dei genitori, nessun segno tangibile di presenza passata se non qualche sporadica fotografia. Ma, forse, proprio l’immobilismo iconico di tutto quanto sia racchiuso dentro quelle mura è simbolo di una presenza custodita gelosamente dalle figlie.

E’ un film che racconta una storia. Una come possono essercene tante finché un evento drammatico non modifica gli equilibri e tutto sembra confondersi e mescolarsi come l’acqua del mare di Mondello.

Il “dopo” è tempestato di rabbia, sensi di colpa, vergogna, odio. Cambia la luce e, insieme, cambiano le età delle protagoniste ma il nodo non si scioglie e anzi si avviluppa e si stringe in maniera sempre più serrata fino alla fine. Che coincide anche con la fine del percorso terreno delle donne poiché il racconto le segue dalla fanciullezza alla vecchiaia e, per qualcuna, alla morte.

In una realtà che mescola vivi e morti, sempre in bilico tra un qua e un aldilà, tra è e fu, che si rincorrono e coesistono, tema dominante è -con le parole della stessa regista- “un lutto eterno” nel quale “non si capisce chi è vivo e non si capisce chi è morto”. Il punto di osservazione e di incontro tra i vari piani dimensionali è un piccolo foro nel muro che si allarga via via insieme allo scorrere del tempo, fino a divenire –al termine- una voragine che lascia penetrare all’interno dell’abitazione luce e suoni.

Emma Dante trasferisce sul grande schermo il suo eclettismo e la sua creatività eccentrica che si esibisce nell’accumulo di oggetti –feticci, in realtà- all’interno dell’appartamento, nel “pupo” appeso, nel clown e nel suo naso che poco a poco si scolora che fanno costantemente capolino dalla cornice di un quadro, nella credenza, i cimeli e i centrini. Ma, soprattutto, dal “suo” teatro, Emma Dante mutua l’esposizione dei corpi: le ragazze che ballano tra i bagnanti del Charleston coinvolgendoli nella propria, insensata, danza; la fisicità sensuale di Pinuccia (interpretata, da adulta, da una intensa Donatella Finocchiaro), nelle varie fasi della propria vita, che si conserva prorompente sempre; il corpo prima atletico poi smunto di Maria (una straordinaria Simona Malato) che si mostra nella sua totale, malata, nudità.Su tutto, è onnipresente il realismo che è talvolta crudo talaltra delicato, com’è la vita.  Magistrale l’interpretazione delle attrici, tutte.

Il film figura nel concorso di Venezia 77.

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