La tecnologia è il nuovo Dio di un’epoca neanche troppo lontana in cui si sopprime ciò che è obsoleto, si parla con una piramide parlante e ci si ripara da una fine quasi annunciata. Un mondo raccontato dalla regista di videoclip e fotografa Agata Alexander nel suo Warning, presentato alla 21esima edizione del Trieste Science + Fiction Festival.
Tutto inizia con l’astronauta Ben (Thomas Jane) costretto a vagare nel vuoto dello spazio infinito a causa di un incidente su un satellite di una stazione metereologica. Da questo momento in poi, inizieranno ad allacciarsi altre cinque storie differenti che raccontano altrettante modalità distruttive causate dall’uso sconsiderato della tecnologia.
Un mondo in cui una piccola piramide parlante mette Claire (Alice Eve) in contatto con la sua fede, mentre dalla finestra spia la tv anni Novanta dei vicini e saluta la figlia di Ben che ha lo sguardo rivolto verso il cielo. Sono storie in cui i protagonisti vivono una vita potenzialmente distruttiva e per i robot non c’è scampo: Charlie (Rupert Everett), ormai vecchio per la modernità, è destinato alla distruzione. Warning – senza girarci intorno – sembra voglia avvertire e profetizzare una possibile alternativa per una realtà destinata al capolinea. In un futuro che non sembra così distante, ogni capitolo aperto – che riporta alla mente dinamiche distruttive proprie della serie Black Mirror – tira fuori tematiche che fanno a pugni con l’etica e la morale. Fin dall’inizio si inizia ad avere la percezione che l’umanità abbia perso la propria bussola e non voglia più essere in contatto con i propri sentimenti.
Se un tempo si guardava alla tecnologia come qualcosa di straordinario, in Warning l’ambiente non è sofisticamente futurista, anzi sono presenti apparecchi tv obsoleti e auto datate. Sembra che convivano due versioni di una stessa tecnologia e che l’uomo sia votato solo alla parte più oscura e dannosa: non ci sono smartphone e i telefoni sono con cornetta e filo, ma stranamente esiste una realtà virtuale che consente di rivivere ricordi ed esperienze passate.
Warning non fa mistero di ciò che vuole comunicare. Presagisce negatività e avverte lo spettatore mettendolo di fronte ad un pericolo reale, quasi tangibile. Non c’è solo il sci-fi, vi è anche una leggera nota thriller a condire il tutto lasciando che lo spettatore faccia i conti con una paura più intima e psicologica. Se non altro la fotografia è interessante e può rappresentare un punto di forza che gioca su luci, ombre e qualche prospettiva.
Warning utilizza una narrazione continuativa utilizzando l’astronauta Ben sia come punto di inizio che come finale. La sua sopravvivenza dura giusto il tempo di raccontare alcune esistenze, che però restano sospese senza dare la possibilità di approfondire. A parte quest’ultimo punto il film è fruibile e possiede una giusta dinamicità nel raccontare la sua profezia.