Archivio film Cinema Eventi News Registi — 24 Giugno 2020

Nella giornata del 22 Giugno 2020, è morto il regista Joel Schumacher dopo una dura, purtroppo da lui persa, battaglia contro il male impietoso del Cancro.

Se n’è andato dunque il regista di St. Elmo’s Fire e di Ragazzi perduti. Due pellicole, a loro modo, assolutamente di culto appartenenti ai primi, turbinosi, confusionari e allo stesso tempo rivoluzionari anni ottanta travolgenti.

Due piccoli cult movie la cui fama è vertiginosamente cresciuta nel corso del tempo. Assurgendo a speculari ritratti delle istanze giovanili di quel periodo, divenendo “formativi”, potremmo dire, anche per le generazioni immediatamente successive. Poiché, come appena sopra accennatovi, pur non essendo originariamente pretenziose, bensì semplicemente due storie d’intrattenimento adatte ai teenager sulla rampa di lancio per sbarcare nella vita pre e post collegiale, con tutte le annesse difficoltà che essa avrebbe inevitabilmente comportato, nel corso degli anni si sono trasformate addirittura in esemplari modelli cinematografici imprescindibili per ogni ragazzo e ragazza che s’identificarono e ancora forse, nostalgicamente, si riconoscono empaticamente nelle euforie, altresì nei disagi delle loro perenni, eternamente acerbe incertezze esistenziali.

Joel Schumacher, malgrado sia stato quasi sempre maltrattato dalla Critica, la quale puntualmente stroncò fortemente ogni suo film appena uscito, da molti cinefili o, per meglio dire, da tantissimi appassionati della mirabolante “macchina dei sogni” che è il Cinema, veniva già reputato un grande ancora prima di morire.

Perlomeno, a essere più precisi, fu tanto bistrattato e soventemente disprezzato dalla Critica più esigente quanto largamente invece ben tenuto in auge dal pubblico. Che accorse numeroso nelle sale.

In quanto, a dispetto delle istantanee recensioni negative ricevute pressoché, come detto, da ogni sua nuova pellicola appena distribuita sul grande schermo, in maniera direttamente proporzionale all’insuccesso riguardante l’asprezza dell’intellighenzia nei suoi riguardi poco lusinghiera, quasi tutte le sue pellicole furono ben accolte al botteghino.

Diventando dei film adorati da molti, forse non alla stregua dei “fenomenologici” St. Elmo’s Fire e di Ragazzi perduti, comunque di primaria importanza per i cultori della Settima Arte in ogni sua variopinta forma variegatamente intrigante.

No, Joel Schumacher non era un grande cineasta, forse neanche un abile metteur en scène. Neppure, probabilmente, un finissimo sceneggiatore dei più minuziosamente delicati ed eleganti. Poiché, come certamente saprete, alcuni film da lui diretti furono da lui stesso scritti in veste di sceneggiatore.

Sicuramente, però, fu un uomo di Cinema, un “mestierante” con le palle, permetteteci di dirlo. Uno che non ebbe, innanzitutto, mai paura di dichiarare la sua orgogliosa omosessualità, sin dapprincipio palesandola giustamente senz’alcuna vergogna perfino in tempi non sospetti quando Hollywood, di certo, non c’andò coi piedi di piombo nei confronti dei gay. Tuttora, anzi imperituramente malvisti ipocritamente e boicottati a tamburo battente.

Ovviamente, il suo film più conosciuto, forse non il suo migliore ma indubbiamente quello tenuto più in considerazione dalla Critica, rimane Un giorno di ordinaria follia con Michael Douglas.

Un film che esemplifica comunque al meglio, anzi, mette in luce e riproduce “in nuce” la tipologia del Cinema di Schumacher.

Regista straordinario a livello di intuizioni e intenzioni, dotato di una buona, scaltra tecnica non poche volte addirittura deliziosa. Il quale, però, dopo un’ora circa di ogni suo film, arrabattava in maniera sciatta dei finali ambigui e inconcludenti, totalmente insoddisfacenti. Così facendo, distruggendo tutti gli ottimi propositi di partenza. Sbrindellandoli in un profluvio di banalità a buon mercato da commerciale qualunquista delle ideologie più potentemente importanti da lui dapprima ricercate nobilmente, poi purtroppo smorzate, anzi, annacquate in incasinati concentrati e indigesti potpourri grottescamente, diciamolo, ricolmi d’insostenibili idiozie assai futili. Un Cinema, tutto sommato, tanto piacevole e scorrevole quello di Schumacher quanto, a conti fatti, decisamente inconsistente e velleitario. A livello, non solo ideologico, bensì ideativo, interessantissimo sotto ogni punto di vista. Dunque, al contempo prestissimamente cadente, sì, immantinente, flaccidamente privo di ogni tonica robustezza.

Un giorno di ordinaria follia… un film che parte assai bene. Ove Michael Douglas, gigioneggiando a tutto spiano con impari bravura da fuoriclasse d’annata, spara a zero sull’America puritana, invero sporca e puttana, annichilendoci e trafiggendo senz’alcuna pietà ogni capitalistica certezza da lui furentemente ferita e poi duramente infranta al suono di battute al vetriolo urlateci addosso senza nessuna titubanza.

Un film, forse, eticamente giusto e sanissimamente nichilista che poi, ahinoi, diviene subito fascista e giustizialista. Perdendosi, per l’appunto, in una mezz’ora finale stupida e violentemente gratuita.

Alla pari di 8MM con Nicolas Cage. Altro film ove, ogni iniziale buon savio assunto viene da Schumacher sbrigativamente e volgarissimamente riassunto nel suo proverbiale, indifendibile mettere troppa carne al fuoco in modo, anche poco metaforicamente, malsano e stilisticamente consunto.

Trascurando gli innocui suoi due Batman, uno con George Clooney e l’altro con Val Kilmer, con tutta probabilità, il film più bello ed accattivante di Joel Schumacher resta Flawless con Robert De Niro e Philip Seymour Hoffman.

Ennesimo suo film, sì, sbagliato nei toni e mal sviluppato durante la narrazione, pieno di superflue digressioni retoriche o perfino stolte, ma emanante un cuore e un pudore, un cristallino candore da commuoverci e lasciarci senza parole…

(0) Readers Comments

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *