Archivio film Attori News Serie TV — 28 Settembre 2014

Nel fantastico mondo dei racconti visivi, oggi, le idee migliori si annidano nella nuova e variegata schiera di prodotti per la televisione. Se uno cercasse la prova di questa temeraria affermazione, basterebbe la visione del pilota di uno dei più bei prodotti che sono in circolazione e che, ne sono più che certo, rimarrà negli annali delle serie tv. Sto ovviamente parlando di True Detective, una serie televisiva che ha vari meriti, fra i quali aver scelto come testimonial del racconto raccapricciante che sta alla base della serie, due attori che in altri tempi non sarebbe mai stato possibile vedere insieme e, soprattutto, in un prodotto televisivo. Woody Harrelson e Matthew McConaughey sono la spina dorsale e il cuore di tutta la serie che sarebbe un semplice procedurale poliziesco ma che, e lo si nota subito, nasconde in sé il germe della grandezza.
La storia è molto semplice: due detective danno la caccia a un serial killer in Lousiana. Fine del plot.
A leggere la trama uno potrebbe pensare che sia di una banalità assurda ma quello che rende grande True Detective è come viene raccontata questa caccia, durata ben diciassette anni. Perché lo spettatore vede quali siano state le conseguenze di questa avventura sui volti dei due protagonisti molti anni dopo i fatti avvenuti. Che sia stato un incubo, lo si evince dal tono delle voci dei sue superstiti, i detective appunto, e dalla loro deriva psicologica e fisica. La grande prova di attore di Woody e Matthew è il valore aggiunto alla narrazione che il regista Cary Joji Fukunaga dirige magistralmente in tutti gli episodi con una verve e un’estetica notevoli, permettendosi persino una scena inaudita per una serie tv: un piano sequenza di sei minuti che sono una vera e propria discesa all’inferno che inchioda lo spettatore alla poltrona.
L’ideatore della serie Nic Pizzolatto è un neofita che al suo attivo poteva vantare un paio di racconti pubblicati e niente più. Così, da bravo principiante, decide di sovvertire le regole del classico procedurale poliziesco, non facendo impugnare una pistola ai due detective prima della terza puntata e scrivendo dei lunghissimi monologhi per i due attori che, in inquadratura fissa, raccontano i loro luoghi oscuri. Già solo per questi elementi, la serie merita di essere guardata.
Non vi posso spoilerare oltre perché vi rovinerei l’esperienza. Io stesso vorrei non aver mai visto la serie per rigodermi la sensazione che provai alla fine della prima puntata perché le caratteristiche della serie, tutte insieme, hanno creato un’alchimia unica, un racconto avvolgente e due personaggi che sfondano lo schermo dell’elettrodomestico televisivo che a malapena riesce a contenere la loro presenza, perché True Detective è molto più di una serie, è un lungo film che merita di essere assaporato in ogni suo dettaglio e che per la sua eleganza, nella sua edizione italiana, ha meritato il doppiaggio di due nomi che rappresentano il meglio dei doppiatori sul mercato: Pino Insegno, che in molti ricorderanno aver dato autorevolezza a un personaggio epocale come Aragorn de Il Signore degli Anelli e Adriano Giannini che ha donato la follia e la tessitura rauca al Joker del compianto Heath Ledger. Insomma, due cavalli di razza che arricchiranno la serie per il pubblico italiano. Anche se, la versione in lingua originale è qualcosa di incredibilmente bello da ascoltare in tutte le sue sfumature dialettali di una Lousiana mai così pericolosa, bagnata di sudore e di storie cupe.
Un’ultima nota va alla seconda stagione in programma per il 2015 dove il testimone dei due detective passerà nelle mani di Colin Farrell e Vince Vaughn. Altri due attori che con la televisione non avevano mai avuto a che fare. Perché ormai, True Detective è diventato il banco di prova e il sogno di ogni attore che voglia varcare i confini delle proprie qualità.
L’unico problema di True Detective è che, una volta visto, alza talmente tanto le aspettative dello spettatore che tutto il resto sembra robetta da niente in confronto.
Insomma, guardatelo… poi mi ringrazierete.

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